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Il cioccolato e il suo passato: un titolo che già fa venire la curiosità e la voglia di leggere. L’autore che ha dedicato la sua penna a questo dolce mondo portandolo su carta è Valerio Bigano. Insieme a sua figlia, ha percorso a ritroso il tempo, alle origini di questo prodotto in Italia attraverso i marchi che lo hanno reso celebre.

Un omaggio corale all’arte cioccolatiera italiana giunge dal veronese Valerio Bigano, grafico eclettico a Caldiero, grazie al suo nuovo libro «Il cioccolato e il suo passato», scritto a quattro mani con la figlia Anna. Un viaggio tra la fine del 1700 e il 1950, da Nord a Sud del Paese, attraverso la passione di 278 aziende, rinomate e non: 82 vengono raccontate, solo una quarantina è ancora esistente.

Concentrate per la maggior parte in Italia Settentrionale e, in particolare, a Torino, incarnano storie imprenditoriali e familiari coraggiose, resistite alle incursioni delle truppe napoleoniche o alle guerre mondiali, in un carosello di oltre 320 immagini di packaging, loghi e campagne pubblicitarie d’epoca. Nessuna realtà è veronese, ma il Veneto è rappresentato, soprattutto a Venezia.

Tra i marchi più rinomati spiccano Perugina, Venchi, Baratti, Majani, Caffarel, oltre a Bonajuto a Modica
Nell’ambito di un vero e proprio «thesaurus» di chicche e curiosità spesso sconosciute. Appassionati di cioccolata sono stati Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio, Giovanni Pascoli e Gugliemo Marconi, Totò, Carlo Dapporto ed Ettore Petrolini, ma anche artisti e grafici che ne hanno rappresentato l’allure, come Federico Seneca, Angelo Bioletto, Marcello Dudovich e Achille Lucien Mauzan. Si spazia dal cacao per profumate bevande calde ai gianduiotti, dalle sfoglie sottili che riproducono la corteccia d’albero ai baci, sino alle barrette con nocciole della pregiata varietà tonda gentile o a bon bon farciti multigusto.

La fantasia degli imprenditori si è sbizzarrita anche in condizioni critiche, confermando la reputazione del cioccolato come genere di conforto per gli estimatori, soprattutto quando le vicende belliche mettevano a dura prova. «Questo libro è un tributo di gratitudine e di amore a papà Giovanni e a uno degli ingredienti chiave delle sue preparazioni, il cioccolato», scrive l’autore, ancora legato al ricordo della «Casa del dolce» a San Bonifacio, un tempo di proprietà della sua famiglia.

«Mi piace pensare che lui, uomo di cultura enciclopedica acquisita da autodidatta, si sarebbe divertito a sfogliarlo: vi avrebbe trovato i nomi di molte aziende che conosceva, avrebbe ricordato luoghi e personaggi, riconosciuto i motivi iconografici sulle confezioni e le pubblicità dei prodotti che usava ogni giorno». Una testimonianza preziosa per chi ama il cioccolato e i racconti d’impresa, per tramandare la memoria di un’Italia dolce ma tenace di cui essere fieri.

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Di Massimo Prandi

Massimo Prandi