Torino è famosa in tutto il mondo per essere la città del cioccolato. Chi visita la città non può resistere a questa delizia, che si trova in ogni angolo, dai caffè storici alle cioccolaterie artigianali. La città sabauda è infatti la patria dei cioccolatini più buoni, come i gianduiotti, i cremini, le cioccolate calde e i dolci al cioccolato. Ma c’è una ragione per cui Torino ha questa tradizione così dolce: qui è nato il primo cioccolatino del mondo, il Diablottino.
Il Diablottino è una pralina di cioccolato fondente, zucchero e vaniglia, che ha una forma piatta e rotonda. Si dice che nacque alla fine del 1600 dall’ingegno di Cagliostro, il famoso mago e alchimista, che lo considerava un elisir di giovinezza e un afrodisiaco.
Il Diablottino fu il primo cioccolatino ad arrivare alla corte dei Savoia, che erano già innamorati della cioccolata calda. I Savoia avevano infatti introdotto la cioccolata a Torino nel 1560, quando Emanuele Filiberto offrì una tazza fumante ai torinesi per festeggiare il trasferimento della capitale da Chambéry. Da allora, la cioccolata calda divenne una bevanda regale, che veniva servita durante la Merenda Reale, un rito che si svolgeva tra le 11:00 e le 16:00 per spezzare la fame. Durante la merenda, oltre alla cioccolata calda, si mangiavano anche biscotti secchi chiamati “Bagnati” e altri cioccolatini, tra cui, appunto, i Diablottini.
Questi cioccolatini ebbero presto successo anche nelle altre corti europee, dove erano apprezzati per il loro gusto e per la loro praticità. Si potevano infatti portare con sé e mangiare in qualsiasi momento. Ispirarono anche alcuni artisti, come Giuseppe Pietri, che scrisse un duetto del cioccolato chiamato “Cioccolatini cioccolatin” nell’operetta “Addio Giovinezza”, ambientata a Torino.
I Diablottini sono i precursori dei Gianduiotti, che nacquero nel 1867 dalla Caffarel Prochet, i quali hanno una forma a barchetta e sono arricchiti con le nocciole piemontesi. Sono diventati il simbolo del cioccolato torinese e sono ancora oggi tra i più amati dai golosi.