I Maya avevano una relazione speciale con gli alberi di cacao e questo è ben noto. Queste piante paradisiache dai preziosissimi frutti venivano infatti coltivate solamente in boschi sacri vista l’importanza che il popolo gli attribuiva. Le fame di cacao erano ritenute un vero e proprio “cibo degli dei” e venivano utilizzate come valuta negli scambi commerciali, ma anche come offerte votive nei riti religiosi.
Nei boschetti sacri le piante di cacao crescevano rigogliose grazie a delle condizioni climatiche specifiche molto favorevoli che garantivano agli alberi un giusto mix di zone d’ombra e umidità sempre costante. Nel corso del tempo però i cambiamenti climatici hanno mutato l’assetto del nostro Pianeta e così queste condizioni metereologiche ideali sono sparite nella penisola dello Yucatan; la zona è diventata con il passare degli anni molto più arida, fatta eccezione per delle cavità superficiali che si sono create: le doline.
Recentemente i ricercatori della Brigham Young University hanno studiato 11 di queste conche ed il loro microclima e raccolto in ciascuna di esse dei campioni di terreno che sono stati analizzati tramite spettrometria di massa per poter individuarne gli indicatori biologici ed in 9 di queste gli esperti hanno ritrovato tracce di caffeina e di teobromina, l’alcaloide tipico del cacao.
Abbiamo cercato la teobromina per anni e abbiamo trovato il cacao in posti che non ci saremmo mai aspettati” ha detto Richard Terry, uno dei ricercatori dello studio.
Queste ricerche fanno supporre che in quei luoghi fino al periodo post classico, che iniziato intorno all’anno 1000 culminerà verso il 1500 con il declino della civiltà Maya, sorgevano i boschi sacri di cacao. E a confermare le ipotesi dei ricercatori sono stati anche degli oggetti cerimoniali che sono stati ritrovati nelle doline prese in esame come piccoli altari con fave di cacao incise e statuette rituali.