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Una scarsa assunzione di flavanoli attraverso la dieta potrebbe essere associata alla perdita di memoria correlata all’età e l’integrazione di queste sostanze potrebbe migliorare i punteggi di performance nei test cognitivi. È quanto mostra un team della Columbia University di New York e del Brigham and Women’s Hospital, guidato da Adam Brickman, che ha pubblicato i risultati di uno studio su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).

Per la ricerca sono stati coinvolti 3.562 adulti di età media intorno ai 70 anni, divisi in due gruppi di cui, per tre anni, uno assumeva un’integrazione di flavanoli per via orale, mentre l’altro assumeva un placebo. L’integratore era composto di 500 milligrammi di flavanoli, inclusi 80 milligrammi di epicatechine, un quantitativo che le persone adulte dovrebbero assumere con la dieta. All’inizio dello studio, tutti i partecipanti hanno completato un’indagine che valutava la qualità della loro dieta, incluso il consumo di cibi con elevati quantitativi di flavanoli. I partecipanti hanno condotto, quindi, una serie di attività per valutare la memoria a breve termine. I test sono stati ripetuti dopo un anno, due o tre.

 

Più di un terzo dei partecipanti, inoltre, ha fornito campioni di urina che hanno consentito ai ricercatori di misurare i livelli di biomarker dei flavanoli, prima e dopo lo studio. Questa misurazione ha consentito ai ricercatori di determinare in modo più preciso se i livelli di flavanoli corrispondono alla performance sui test cognitivi e di assicurarsi che i partecipanti si attenevano strettamente al regime assegnato. I livelli di flavanoli variavano moderatamente tra i partecipanti, anche se nessuno era gravemente in deficit di flavanoli.

Dall’analisi dei dati raccolti è emerso che i punteggi della memoria miglioravano leggermente nel gruppo delle persone che assumeva flavanoli, la gran parte delle quali, però, assumeva già queste sostanze attraverso la dieta. Tuttavia, alla fine del primo anno di assunzione degli integratori di flavanoli, i partecipanti che riferivano di consumare una dieta scarsa di questi composti e che avevano i più bassi livelli di flavanoli, hanno visto i loro punteggi della memoria migliorare del 10,5%, rispetto al placebo, e del 16%, rispetto al periodo prima dell’avvio dello studio. Inoltre, l’esame cognitivo ha mostrato che il miglioramento osservato a un anno era mantenuto per almeno altri due anni. I risultati suggeriscono fortemente, dunque, che il deficit di flavanoli potrebbe portare a perdita di memoria correlata all’età, visto l’effetto inverso quando si consumano questi composti.

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Di Massimo Prandi

Massimo Prandi