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Uno studio, illustrato su “Focus on Chocolate”, di Ottaviani e altri è stato effettuato su una popolazione indigena dell’Isola di Kuna: è stato osservato che un consumo predominante di cacao e suoi derivati ha portato, in questa popolazione, a un abbassamento dell’incidenza di ipertensione arteriosa, praticamente assente.

Questo dato sarebbe potuto essere solamente una coincidenza legata magari ad altri fattori, genetici ed ambientali; tuttavia, si è proseguito lo studio anche su individui che per i motivi più disparati si sono allontanati dal luogo d’origine.

Il risultato è stata la comparsa di casi di ipertensione, ed un’analisi più approfondita ha dimostrato che cambiando stile di vita è cambiata anche radicalmente la dieta, con l’introduzione di nuovi alimenti e l’abbandono dell’uso di cacao e suoi derivati.

Da questo studio si sono allora fatte parecchie ipotesi sul legame flavonoidi/benefici cardiovascolari: la più importante di queste è quello formulata da Schroeter et al, che indica le epicatechine come mediatori in grado di influenzare l’attività dell’ossido nitrico a livello vascolare.

I flavonoidi sarebbero in grado di stimolare la produzione ed il rilascio di ossido nitrico; anzi, per essere più precisi, essi andrebbero ad influenzare l’attività dell’enzima responsabile della sintesi di ossido nitrico (NO sintetasi): così facendo si verrebbe a promuovere un processo di vasodilatazione alla base degli effetti ipotensivi dei flavonoidi introdotti con la dieta.

Sempre in questa review viene dimostrato, tramite studi effettuati su individui sani, come un apporto dietetico di flavonoidi purificati da estratti di cacao e derivati, dopo solo due ore dall’assunzione, sia in grado di inibire l’ossidazione delle LDL.

I polifenoli si sono dimostrati anche potenti immunomodulatori, in grado di abbassare la risposta infiammatoria in modo significativo.

A dimostrare questo importante fattore è stato uno studio svolto dalla Dott.ssa Romina Di Giuseppe dell’Università Cattolica di Campobasso, in associazione con l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, pubblicata sul Journal of Nutrition; questa ricerca ha rappresentato uno dei più grandi studi epidemiologici condotti in Europa; infatti, ha coinvolto 20.000 persone (“Progetto Moli-sani”).

Lo studio è stato condotto poiché lo stato infiammatorio cronico è in grado di aumentare il rischio di sviluppare una malattia cardiovascolare, dall’infarto cardiaco all’ictus cerebrale, quindi è molto importante riuscire a controllare i fenomeni infiammatori, e per far questo uno dei marker più promettenti e più semplici da utilizzare è la PCR, Proteina C Reattiva.

Proprio confrontando i valori ematici di questa proteina, in associazione alla quantità di cioccolato consumata abitualmente, si è sviluppato lo studio epidemiologico: su 11.000 persone esaminate, 4.849 sono risultate tutte in buona salute e senza fattori di rischio; di queste, 1.317 non consumavano alcun tipo di cioccolato, mentre 824 ne consumavano regolarmente, ma solo del tipo fondente.

I risultati della ricerca si sono dimostrati incoraggianti: infatti le persone che mangiano abitualmente cioccolato fondente in quantità moderata risultano avere nel sangue livelli di Proteina C Reattiva relativamente più bassi rispetto agli altri; in questo modo il loro rischio di stato infiammatorio è notevolmente ridotto.

Molto importanti sono però le quantità di cioccolato: occorre un consumo moderato di cioccolato fondente, che si aggira intorno ai 6.7g/die per ridurre lo stato infiammatorio del 17%; una piccola percentuale, quindi, sufficiente per avvantaggiarsi di una riduzione del rischio di malattia cardiovascolare pari ad 1/3 nella donna e ad 1/4 nell’uomo.”

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Di Massimo Prandi

Massimo Prandi