Il Giubileo della rinascita a Vicenza che avanza verso il 2026 – 600 anni dalla tradizionale data dell’apparizione mariana a Monte Berico negli anni della peste – ha già un suo menù. Mentre il comitato scientifico dal Santuario lavora sulle celebrazioni a Vicenza, attorno si muove il mondo dell’accoglienza, compreso il progetto guidato dal Cuoa “Intrecci tra cultura e spiritualità”.
In una di queste tappe è stato presentato in anteprima il gelato Donna Vincenza: sa di more e cioccolato rosa (la fava ruby è una varietà di cacao rosa), profumato al mughetto, gelsomino e rosa. Sono i frutti e i fiori che potrebbe aver raccolto donna Vincenza Pasini quando da Sovizzo andava a portare il pranzo col cestone di “stroppe” al marito in campagna. Lo racconta Michela Lazzari, pasticciera dalla variegata esperienza che ha messo a punto il gusto dedicato alla veggente e insieme una linea di prodotti che vanno dalla colomba al barattolo «pronto per fare la cioccolata della prima domenica del mese con i savoiardi».
Per ora si può ordinare sul sito Donna Vincenza 1426 e viene recapitato a domicilio, in attesa di essere meglio distribuito. La regia è di Tiziano Peruffo, imprenditore della moda, della grafica, ora della pasticceria: il debutto è avvenuto a Natale con un panettone di alta qualità, ora Peruffo aiuta i Servi di Maria a distribuire i liquori erbacei prodotti nel convento toscano di Monte Senario, dove fu inventato l’alkermes.
Su altro fronte si è mossa la ricerca storica di un piatto che possa fotografare il tempo di donna Vincenza: lo studioso di storia dell’enogastronomia Francesco Soletti ha individuato nella quaglia in salsa d’arancio con contorno di carciofi un’idea compatibile con elementi biblici e i consumi dell’epoca. Un piatto, dunque, che può ben rappresentare l’evento, divenendo il simbolo culinario del Giubileo della rinascita.
Ispiratosi al quadro “Cena di San Gregorio Magno” di Paolo Veronese, custodito a Monte Berico, lo storico Soletti ha collegato la rivelazione di Cristo presente alla tavola al momento della scoperchiatura del piatto e alla sua collocazione accanto al papa. Cosa potrebbe esserci sotto la cloche? Pensando a un contemporaneo di Veronese, è saltato fuori il nome di Bartolomeo Scappi, cuoco segreto di papa Sisto V e autore di un trattato culinario. Al tempo, com’è noto, andava di moda lo spiedo e la quaglia è certamente un uccello che popolava le campagne vicentine. Non solo: la quaglia viene citata nella Bibbia ed è considerata cibo della Provvidenza, che con la manna sfamò il popolo al seguito di Mosè durante l’Esodo. La salsa agrodolce si deve alla melangola, una arancia amara che Scappi cita nel suo trattato, agrume coltivato nelle serre delle ville venete del Cinquecento. Anche il carciofo viene citato nei banchetti del cuoco Scappi, ed è comparso nel menu del ristorante Sette Santi che per primo ha realizzato il piatto e lo proporrà in avvicinamento al Giubileo 2026.