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In un anno i prezzi del cacao sono raddoppiati. Prezzi di cui ancora i produttori non beneficiano, ma che sono troppo alti agli occhi delle multinazionali.

L’impennata dei prezzi del cacao è tale che sembra aver paralizzato le multinazionali: nelle ultime settimane hanno infatti rallentato notevolmente i loro acquisti in Costa d’Avorio. Di solito, in questo periodo, i giganti del cacao come Cargill, Olam o Barry Callebaut si assicurano la fornitura per il prossimo anno e quindi acquistano in anticipo, tramite contratti futures, le fave per il raccolto 2024-2025. Di solito entro la fine di dicembre sono già prenotati tre quarti del cacao del raccolto principale dell’anno successivo.

Al ritmo attuale – secondo le informazioni raccolte da Reuters, sono state acquistate solo 300.000 tonnellate – la quota di fagioli acquistati sarà molto inferiore rispetto allo scorso anno.

Alcune delle multinazionali che si sono impegnate ad Accra un anno fa per lavorare per un rendimento migliore, i produttori avrebbero chiesto oggi al Café Cacao Council una riduzione dei prezzi per rilanciare i loro ordini. Un’esigenza tanto più facile da formulare in quanto anche la domanda dei produttori di cioccolato, alla fine della catena, è a mezz’asta. Lo dimostrano le ultime statistiche sulla macinazione dei chicchi, che riflettono i consumi.

Senza pressioni da parte dei produttori di cioccolato, i macinatori hanno chiaramente deciso di attendere un calo dei prezzi o un gesto da parte dei paesi produttori che possano agire su una delle componenti del prezzo del cacao, attraverso il cosiddetto premio d’origine o “paese” premio basato sulla qualità del cacao e integrato nel prezzo complessivo.
Sul mercato, per il momento, il calo dei prezzi non sembra verificarsi. Al contrario, i prezzi sono stati sostenuti anche dalle previsioni di raccolto del Consiglio ivoriano Café Cacao, che ha annunciato un calo del 25% per motivi climatici. Questa stima è considerata anticipata da alcuni esperti, che sono sorpresi di vedere il comunicato della CCC sull’argomento, ma è stata sufficiente per inasprire nuovamente il mercato, già in crescita da più di un anno.

Illustrazione di questo aumento di prezzo, il prezzo medio di riferimento calcolato dall’Organizzazione Internazionale del Cacao (ICCO) e che tiene conto dei sei contratti futures – con consegna in 3, 6 o 9 mesi – che sono negoziati sulle Borse di New York e Londra venerdì scorso ha superato la fatidica soglia dei 4.000 dollari a tonnellata, un livello senza precedenti. Un prezzo che attualmente non va a beneficio dei produttori ivoriani, dato che il prezzo fissato per il raccolto attuale, di 1.000 franchi CFA al chilo di fagioli, deriva da calcoli basati, tra l’altro, sul prezzo dei contratti del coltivatore.

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Di Massimo Prandi

Massimo Prandi