Si può vivere senza cioccolato? Forse sì, ma perché perdere questo piccolo piacere che seduce il cervello? Non a caso viene chiamato “il cibo degli dèi!” Una vera delizia della natura messa a rischio dai cambiamenti climatici.
L’amata polvere di cacao, infatti, potrebbe subire una riduzione importante della produzione (già sta accadendo). Serve correre ai ripari, a pensarci c’è una startup pugliese foodtech, la Foreverland, che da due anni lavora per trovare un’alternativa sostenibile al prodotto. Si tratta di una pianta poco nota, il carrubo, che nei tempi passati veniva usata molto come una fonte di zuccheri per le popolazioni dell’area mediterranea. Ad oggi il suo utilizzo per l’alimentazione è limitato ai cosiddetti superfood, cibi forse non buonissimi, ma molto nutrienti.
I fondatori della startup spiegano perché un pasticciere o un’azienda dovrebbero puntare su un prodotto del genere. Ecco le risposte. Primo perché è più economico, il cacao non costa così tanto dal 1977 e col cambiamento climatico si è già assistito a una riduzione della produzione che ha spinto i prezzi verso l’alto. Secondo perché permette di abbattere consumi idrici ed emissioni: il carrubo cresce anche in terreni poveri di acqua, e riduce le emissioni carboniche fino all’80%. La sfida vera, a questo punto, è rendere il carrubo più appetitoso. E dalla Puglia le sperimentazioni stanno dando ottimi risultati. Tanto che, a breve, arriveranno sul mercato delle praline simili a quelle di cacao. E chi le ha già assaggiate dice che è cioccolato!
Sempre in tema di food, vi segnaliamo anche il primo gelato alla vaniglia aromatizzato con vanillina sintetizzata dalla plastica. A realizzarlo è una designer italiana, Eleonora Ortolani, che ora vive e lavora a Londra. Nel suo progetto, presentato alla Central Saint Martins Design School, che frequenta, ha deciso di fare qualcosa che nessun altro aveva mai tentato prima: utilizzare una piccola quantità di plastica per produrre aromi per il gelato. Secondo Eleonora, una volta capito che fondamentalmente tutto fa parte dello stesso ecosistema e che possiamo anche considerare la plastica parte dello stesso ecosistema, allora anche un ingrediente proveniente da rifiuti di plastica può essere considerato commestibile. Ad affiancarla in questa singolare avventura, la scienziata alimentare della London Metropolitan University e ricercatrice Joanna Sadler, che l’ha aiutata a sintetizzare la vanillina sintetica dalla plastica. Ora il primo gelato è attualmente chiuso in un frigorifero ed esposto alla Central Saint Martins. Il sapore? Chi lo ha mangiato assicura che ha lo stesso sapore del normale gelato alla vaniglia.